La FISE ha bisogno di cambiamenti radicali

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Articolo pubblicato sul numero di Settembre 2014 di “Cavalli e Cavalieri

Nella seconda parte della sua intervista Marco Di Paola, candidato alla presidenza della federazione, affronta i temi della crisi economica, della autonomia dei comitati regionali e non manca di esprimere timori sul meccanismo delle deleghe.

Il bilancio 2012 della Federazione redatto dal commissario presenta un buco di € 7.830.150,54. Come pensache si potrà affrontare questo problema?

Il CONI attraverso il suo commissario ha svolto un compito lodevole e fondamentale: ha fornito con la chiarezza necessaria i dati reali, solo così si può ragionare consapevolmente sulla situazione e affrontarla. Non dobbiamo nasconderci che la Federazione sia un malato grave. Con il commissariamento è iniziata la cura. Bisogna proseguire sapendo di non poterci permettere neanche un raffreddore ma, dati alla mano, la guarigione può arrivare. Senza voler tediare i lettori con tecnicismi contabili ma volendo fornire alcune informazioni non superficiali, vorrei far notare che una parte di questa perdita è generata da accantonamenti prudenziali che potrebbero anche non tradursi in un’uscita finanziaria. Ritengo che la Federazione, nelle sue fondamenta, sia sana. Ha personale di ottima qualità e ha introiti importanti che derivano dal contributo dei praticanti. È necessario quindi che sia le risorse umane sia quelle economiche vengano gestite in modo manageriale e, con risparmi intelligenti e oculati, la Federazione potrà trovare al suo interno la soluzione al proprio debito. Ritengo che non si debba rinunciare agli investimenti nello sport e per questo bisognerà lavorare molto bene sul contenimento dei costi. Così facendo, lavorando con un piccolo finanziamento da restituire in alcuni anni, implementando il marketing ed allargando la base, si potrà, senza chiedere né favori né sacrifici, uscire dalla fase debitoria per tornare a garantire tutti i servizi adeguati al nostro movimento sportivo.

Le drammatiche condizioni finanziarie della FISE hanno indotto il commissario Ravà a limitare in modo drastico l’autonomia amministrativa dei comitati regionali. Quale è secondo lei il ruolo che i comitati devono avere e di quanta autonomia devono godere?

Ritengo che i Comitati regionali siano una risorsa molto importante per il nostro movimento e, proprio per questo, nella mia visione federale svolgono un ruolo fondamentale. Sono consapevole che nell’immaginario collettivo spesso sono stati visti come potentati elettorali agevolati da regole che premiavano il sistema delle deleghe a scapito della democrazia. Anche questo va superato. Va anche detto che se il nostro sport si è sviluppato in diverse regioni è stato grazie ai Presidenti e ai Consiglieri regionali che in maniera volontaristica hanno svolto un lavoro importante di marketing sul territorio.

Ho avuto l’occasione di conoscere diversi Presidenti e Consiglieri ricavandone una percezione molto positiva, ho incontrato persone fattive e realmente interessate allo sport. I Comitati regionali sono il punto di riferimento sul territorio, applicano la politica e le direttive concordate a livello centrale, ma devono avere l’autonomia di effettuare azioni di sviluppo dello sport. L’Italia è stretta e lunga e ogni Regione ha caratteristiche e problematiche differenti; solo un efficiente Comitato regionale può comprenderle e contribuire a trovare le soluzioni. Ritengo poi molto importante il ruolo di raccordo e consultazione che potranno svolgere i Comitati tra la FISE centrale e la base anche in occasioni di riforme di regolamento. Sotto un profilo di politica federale mi viene spontaneo immaginare che i Comitati regionali siano la fucina dei nuovi dirigenti federali. Nella mia precedente esperienza associativa sono stato presidente regionale dei Giovani Costruttori, poi vice presidente nazionale e infine Presidente. Lo stesso percorso potrebbe e dovrebbe avvenire in Federazione. Per autonomia amministrativa intendiamo la possibilità di spendere autonomamente i soldi raccolti di spettanza dei comitati, credo che sia corretta la prassi instaurata dai Commissari. I comitati spendono il nome e impegnano la Federazione, è quindi giusto che relazionino preventivamente e a consuntivo sul loro operato. Naturalmente la Federazione deve essere rapida nelle risposte, e per questo ho previsto un Consigliere delegato ai rapporti interni.

“È sbagliato che la federazione oggi non abbia un direttore sportivo”.

Non vi è dubbio che il ripianamento del deficit richiederà una dura politica di controllo dei costi. Quali sono i settori nei quali pensa che si possa incidere con maggiore efficacia e velocità per fare anche in modo che i praticanti possano veder scendere il costo della partecipazione ai concorsi?

Un primo obiettivo deve essere quello di costruire l’organigramma federale modificando l’attuale struttura dei costi senza effettuare aumenti. è necessario valorizzare, motivare e qualificare le risorse professionali già presenti in Federazione. Ricordo ai meno informati che la nostra Federazione oggi non ha un Direttore sportivo. Lo trovo sbagliato. Qualora diventassi Presidente, vorrei ripristinare questo ruolo chiave attingendo preferibilmente a risorse interne. Sarà poi necessario cercare di ridurre il personale attraverso una politica di scivoli e prepensionamenti valutata con il CONI. Si dovrà poi trovare un miglior equilibrio delle risorse professionali tra la Federazione centrale e le strutture territoriali, oggi la struttura centrale ha un peso eccessivo rispetto a quella dei comitati regionali. Si dovrà limitare al massimo l’uso di consulenze esterne. Mi sarei aspettato che i Commissari iniziassero proprio su questa strada, ma ciò non è avvenuto. Vorrei istituire la figura del selezionatore ma anche questo in un’ottica di riduzione dei costi e ricorrere a tecnici solo per necessità o obiettivi specifici ipotizzando per loro un compenso a ‘gettone’ o a prestazione. Mi farebbe piacere che ci fosse anche un maggiore contributo volontaristico: esistono molti appassionati che non hanno necessità di un compenso e che possono offrire competenze professionali di grande valore. Una severa politica andrà fatta anche sui rimborsi spese e, per mantenere i contatti e le comunicazioni fra tutti gli addetti, andranno incentivati strumenti moderni come le video conferenze: oggi con un mezzo alla portata di tutti come Skype si fanno miracoli senza spendere un solo euro in viaggi e trasferte. Sarà poi indispensabile rendere la Federazione capace di trovare risorse economiche sul mercato, visto che i nostri sport hanno tutto il potenziale per attirare sponsor di prestigio. Questo però non avverrà mai se la Federazione non avrà risorse umane capaci di fare marketing in modo serio e professionale e continuerà ad avere solo stampa negativa. Anche su questo argomento prevedo un Consigliere con delega apposita.

Si dà ormai per scontato che alle prossime elezioni si andrà senza il vecchio sistema delle deleghe che tanti danni ha fatto nel generare clientele e rapporti di dare e avere. Quale dovrebbe essere secondo lei un giusto sistema di voto?

L’Assemblea straordinaria di riforma dello Statuto sarà ancora con le deleghe, quella elettiva dovrebbe essere con un numero di deleghe ridotto probabilmente a una o due. Già questo è un cambiamento importante che impone ai candidati di farsi conoscere su tutto il territorio e poter presentare le proprie idee e la propria squadra. Naturalmente ci vorrà da parte dei tesserati la disponibilità a venire a votare, altrimenti la modifica risulterà inutile. Infatti, siamo circa 2.000 circoli e uno dei compiti dei candidati sarà quello di sensibilizzare i Presidenti di circolo a venire a votare insieme ai tecnici, ai cavalieri ed ai proprietari. Stiamo parlando di 8.000 persone e sarebbe una grande prova di democrazia e responsabilità. Vorrei anche ricordare che i Presidenti possono delegare il voto ad un componente del proprio consiglio direttivo. Insomma, non ci sono scuse.

Il sistema di voto è oggi purtroppo solo una discussione teorica poiché sappiamo che l’attuale sistema è disciplinato da una legge di riferimento e le eventuali modifiche devono avvenire prima in sede parlamentare e poi in sede CONI, dal quale dipendiamo. Comunque, ritengo che il mondo attuale ci imponga di tenere conto di due aspetti: la presenza predominante di tesserati agonisti senza ambizioni olimpiche, che però tengono in piedi lo sport, e i sistemi informatici che consentirebbero una formula di voto più semplice e meno costosa. Si tratta di lavorare su ambedue questi aspetti per allargare e facilitare la partecipazione.


Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato nel numero di Settembre di “Cavalli e Cavalieri”.


 

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