Report dell’incontro presso Il Podere dell’Arco (VT)

Marco Di Paola parla ai presenti.

Mercoledì 18 febbraio u.s. – presso il Circolo ippico il Podere dell’Arco a Viterbo – si è tenuta una riunione del candidato presidente Marco di Paola, con i numerosi ospiti intervenuti da Viterbo e dall’Umbria.

Presenti all’incontro, tra gli altri, il dott. Andrea Santi Assessore alla Provincia di Viterbo e il dott. Felice Casini Consigliere della Provincia di Viterbo.

Tra i punti salienti condivisi dagli intervenuti, Marco ha mostrato la sua idea di concretizzazione di nuova FISE, concentrando l’attenzione su temi a lui cari quali:

  • nuova struttura della formazione e didattica, al fine di garantire Istruttori preparati, senza favoritismi e con garanzie di crescita per gli atleti di livello che intendono intraprendere la carriera di Istruttori;
  • progetti di didattica per allievi delle scuole che consentano una crescita della base progressiva e con il raggiungimento di livelli di conoscenza garantiti in tutti i centri federali;
  • la realizzazione di un “centro studi” polo di ricerca e studio delle tematiche del cavallo sportivo a livello interdisciplinare;
  • assistenza agli affiliati sia in termini di servizi che verranno garantiti alle società (assistenza legale gratuita etc.) che programmi condivisi per allargare la base dei tesserati;
  • risparmio delle risorse federali attraverso più corretta quantificazione degli stipendi di tecnici federali e abbattimento dei costi oggi duplicati per la spesa dei comitati regionali (razionalizzazione delle forniture attraverso contrattazioni nazionali).
  • Miglioramento e valorizzazione della comunicazione verso gli utenti e valorizzazione dell’immagine del “cavallo” come elemento di promozione del nostro sport oltre i canoni già esistenti al fine di avere un maggior interesse per un ampliamento della base;
  • Valorizzazione dell’allevamento nazionale in un momento di profonda crisi economica per l’ottenimento di una produzione di “cavalli campioni” e “cavalli per l’utilizzo dell’equitazione di base”. Apertura di un dialogo costruttivo con le competenze allevatori ali pubbliche (Mipaff ) e private (associazioni allevatori), scelta di un candidato al consiglio federale  competente in materia di allevamento, nomina della Consulta degli allevatori.
  • Scelta dei componenti del Consiglio Federale sulla base della loro vicinanza al mondo equestre ma anche sulla base di conoscenze specifiche comprovate da carriere eccellenti( dal marketing alla comunicazione, dall’allevamento all’istruzione ecc.).


Report dell’incontro presso il Circolo Ippico La Macchiarella.

Marco Di Paola durante la riunione

 Lunedì 16 febbraio u.s. – presso il Circolo ippico la Macchiarella ad Ostia Antica – si è tenuta la seconda riunione del candidato presidente Marco di Paola.

Numerosi e concreti i temi affrontati di fronte alla folta platea intervenuta.

Tra i punti salienti condivisi dagli intervenuti, Marco ha mostrato la sua idea di concretizzazione di nuova FISE, ponendo come concetto principale l’auspicato ricambio generazionale che si avrà con la sua presidenza.

Il cambiamento si realizzerà in termini: “Gestionali e sportivi”.

  • attualmente la quota di affiliazione è una tassa che non restituisce servizi idonei ai tesserati, il programma previsto conferirà, in primis, assistenza legale gratuita ai circoli ed ai tecnici in casi quali, infortuni ai tesserati;
  • assistenza federale attraverso la programmazione di tavoli istituzionali per dialogare con Enti e istituzioni, ad es. Agenzia delle Entrate, per accordi a tutela degli affiliati;
  • revisione normativa dei trasporti di cavalli, al fine di concordare principi univoci, universalmente validi e anche in merito alla normativa sanitaria e giuslavoristica;
  • campagna di marketing idonea a rendere la Fise una macchina competitiva e moderna, per l’allargamento della base;
  • riduzioni della spesa, attraverso: tagli a consulenze, riduzione degli stipendi fuori misura, duplicazione di costi inutili, dividendo le competenze dei comitati regionali da quelle della federazione centrale.
  • a livello strutturale saranno eliminati i capo dipartimento e verranno previsti dei team di lavoro che garantiranno una conoscenza delle problematiche interdisciplinari e settoriali, facenti capo a seconda dei settori al consigliere federale di riferimento;
  • istituzione di un “centro studi” dedicato allo studio e alla ricerca sul cavallo sportivo a 360 gradi;
  • semplificazione e snellimento dei regolamenti.
  • riorganizzazione della Formazione sia per produrre istruttori proporzionati alle necessità e privilegiare i meriti sportivi per premiare le eccellenze.

Sul CEF l’idea è di valorizzare l’impianto che dovrà essere un polo di eccellenza e riferimento per la formazione. Inoltre, si intende candidare l’impianto per lo svolgimento dei Giochi olimpici di Roma nel 2024.



Commenti al piano di risanamento

logo_fiseHo appena letto il piano di risanamento e faccio alcuni commenti a caldo.

Il piano è di ottimo livello qualitativo e professionale. Però vorrei ancora di più.

Non mi convince un assunto che condiziona tutto il piano.

La FISE ha un costo di 17 milioni che sarà difficile ridurre (penultima riga pag. 7)!  Di conseguenza bisogna generare altrettante entrate.  Invece questo è il primo punto che dobbiamo combattere.

Bisogna ridurre il costo di gestione della macchina federale. Il piano in estrema sintesi prevede che il debito di 8 milioni sarà ripianato ottenendo un utile di 1 milione d’euro per i prossimi 8 anni (pagg. 2 e 7).

Finalmente, abbiamo sgombrato il campo da qualsiasi dubbio. Saranno i tesserati a ripianare il debito! Il CONI si limita ad anticipare 4 milioni per togliere l’affanno finanziario che saranno poi restituiti dalla FISE. Le soluzioni proposte per generare l’utile sono diverse, ma la principale è di incidere sulle quote di tesseramento (pag. 3 e 8 ). Troppo facile far pagare maggiormente ai soliti!

La prossima dirigenza federale dovrà invece assumere delle decisioni dolorose e coraggiose per implementare i risparmi e di conseguenza  ridurre la tassazione nonché generare nuove risorse per effettuare investimenti.

Sul versante dei costi:

1)      Ridurre il personale e le consulenze esterne;

2)      Moralizzare gli stipendi dei consulenti e dei tecnici;

3)      Imporre dei tetti ai rimborsi spese, alle spese di rappresentanza ed alle indennità di trasferta;

4)      Razionalizzare  i Comitati regionali e distribuire le risorse regionali non a pioggia, ma in base alla progettualità proposta dai comitati stessi ed ai costi/benefici di ogni progetto;

5)      Omogenizzare i costi dei Comitati regionali utilizzando come riferimento quelli più virtuosi;

6)      Standardizzare i prezzi di acquisto delle forniture facendo riferimento ai migliori ottenuti sul territorio;

7)      Mirare gli investimenti della preparazione olimpica sostenendo i binomi di eccellenza con effettive ambizioni olimpiche.

Sulle entrate:

a)      Cambiare nei rapporti con i tesserati il concetto di tassare con quello di pagare un compenso per un servizio reso;

b)      Allargare la base investendo su equiturismo, equitazione di campagna, pony games;

c)      Rendere più attraente il nostro sport attraverso un contenimento dei costi per lo sport di base ed  il preagonismo;

d)      Sostenere i progetti regionali volti al marketing territoriale;

e)      Investire sugli amatori con circuiti dedicati e attraenti;

f)        Sostenere i circoli ed i comitati organizzatori nelle politiche di investimento per implementare l’utenza di sportivi.

Due note stonate. 

Nessun accenno al CEF dei Pratoni del Vivaro che invece è una risorsa ed un centro di eccellenza sul quale la Federazione deve puntare se vuole coltivare ambizioni olimpiche.

Nessun accenno ad un impegno sociale che la Fise deve svolgere e dove devolverò, qualora sarò eletto, l’appannaggio di 36.000 euro destinato al Presidente per costituire e far operare Fondazione FISE onlus dedicata a tematiche sociali.


Marco Di Paola scrive al Commissario

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Egregio Avv. Gianfranco Ravà,

ho atteso le spiegazioni prima di commentare questi aumenti.  Non mi bastano!  Prima di parlare di sacrifici e moralizzazione dovreste darci delle risposte.

I nostri tecnici e i nostri circoli non si sono mai tirati indietro. Ogni giorno si sacrificano ed impegnano per la nostra Federazione. Però adesso non possiamo biasimarli se prima di mettersi le mani in tasca chiedono delle risposte concrete.

Meritano di conoscere i risparmi che state certamente attuando per contenere il costo di questa imponente macchina burocratica che fagocita il 60% delle entrate federali, i servizi che la Federazione offre e le tutele legali che la nuova polizza assicurativa garantirebbe ai tecnici chiamati in giudizio.

Dopo i drammatici episodi del 2014, i nostri tesserati meritano di sapere come state perseguendo i cavalieri che  fanno uso di droga o chi brutalizza i cavalli con tecniche coercitive.

Siamo consapevoli che la cattiva gestione degli ultimi anni  impone qualche medicina amara, però ci attendiamo un cambio di marcia.

La Federazione che vorremmo non deve imporre e tassare. Deve partecipare e condividere con i suoi tesserati le scelte, anche se difficili e dure.

Per accettare sacrifici è necessario sapere con precisione dove finiscono in soldi. E’ anche indispensabile sapere chi ha sbagliato e come verrà severamente punito.

Invece, per adesso, sappiamo solo che a pagare saranno sempre gli stessi ossia gli appassionati che sostengono questo sport e chi ci spende la propria vita professionale in questo sport.

Sono fiducioso che le Federazione vorrà tenere in conto le richieste dei tesserati e vorrà soprattutto cambiare il modo di rapportarsi con gli affiliati, gli istruttori e i tesserati.

Colgo l’occasione per formulare auguri di un buon Natale e un ottimo 2015 a tutta la Federazione.



Intervista di Class Horse TV in occasione di Jumping Parma

Durante l'intervista.
Durante l’intervista nello studio di Class Horse TV.

 

In occasione del Jumping Parma, grande evento internazionale dedicato al Salto Ostacoli, sono stato intervistato in diretta da Class Horse TV per il talk show “Waiting for The Election Day”.
 
 
 
 
 
 

 

Il nostro mondo, agitato e denigrato.

Pubblicato sul terzo numero de L'Opinione Equestre.
Pubblicato sul terzo numero de L’Opinione Equestre.

D. Avvocato Di Paola, lei è un imprenditore nel mondo della finanza e del mattone, nel settore del volo sportivo e ha una famiglia bella ma anche numerosa. Come riuscirà a conciliare i suoi impegni con una gestione federale che, data la situazione, si ritiene debba essere fatta a tempo pieno?

R. “La Federazione ha circa 70 unità di personale dipendente distribuite fra la sede centrale e quelle regionali. Ritengo che l’organizzazione più razionale e funzionale di queste persone possa già di per sé servire a migliorare le prestazioni della macchina federale.

Nonostante io sia d’accordo sulla delicatezza del momento che la Federazione sta attraversando, non credo affatto che la soluzione sia la presenza costante di un presidente: non è un uomo solo che può risolvere la situazione ma una squadra ben strutturata, competente e motivata a raggiungere gli obiettivi che insieme ci si porrà. Io ho la fortuna di abitare e lavorare a Roma molto vicino alla sede della Federazione dunque certamente non mi mancherà mai la possibilità di essere presente ma il compito del presidente, da questo punto di vista, è dare indicazioni e far sì che ciascuno agisca in modo responsabile e trasparente”.

D. Il suo programma è molto articolato, qualcuno ha detto addirittura faraonico, dal quale emerge, a una prima lettura, una gestione più amministrativa che tecnica.

R. “Come detto, la Fise vive un momento di difficoltà. Questo è dovuto soprattutto al modo in cui la Federazione è stata gestita e amministrata. È in primo luogo per questo che ritengo si debba ripartire da lì, dall’organizzazione e da un miglior modo di gestire. Inoltre bisogna considerare che tutte le Federazioni oggi vanno verso una gestione “aziendale” perché tali sono: entrate dirette per circa 12 milioni di euro l’anno a cui si aggiungono i circa 4 milioni che provengono dal Coni.

I numeri parlano chiaro: abbiamo davanti prima di tutto un’azienda da risanare, solo se si capisce questo si potran­no anche ottenere i risultati sportivi che giustamente po­tranno essere coordinati da tecnici competenti. Conside­ro il mio programma il “minimo sindacale” delle cose che andrebbero fatte e mi impegnerò al massimo per poter conseguire gli obiettivi che come squadra ci porremo”.

D. Nel suo programma non ho visto un tema come la riduzione di spese, tasse, iscrizio­ni ai concorsi, cose che pesano sui cavalieri…

R. “Credo che a ben vedere nel mio programma si parli anche di questo soprattutto quando si descrive il cambiamento formativo. La riforma della didattica ser­virà anche ad abbassare le spese che gli sportivi, soprat­tutto i giovani, sono oggi costretti a sostenere. Il principio che però vorrei chiarire è che la riduzione delle spese per gli utenti può avvenire solo se, prima, si abbattono i costi della macchina Federale. I conti devono torna­re dunque è necessario che le minori entrate vengano equilibrate da minori spese. Ora siamo nella fase in cui anche con le entrate che la Federazione riesce a gene­rare non si riesce ad avere un bilancio attivo, è evidente che il meccanismo va modificato profondamente e che per farlo ci vuole criterio, trasparenza e correttezza. Non direi mai che all’indomani di una mia ipotetica elezio­ne riuscirei ad abbattere tutti i costi degli utenti sempli­cemente perché mentirei. Preferisco dire che mi impe­gnerò per creare le precondizioni che lo consentiranno”.

D. Come imprenditore le è già capita­to di risanare aziende con dei buchi di bilancio?

R. “Faccio l’imprenditore ormai da 20 anni e come tutti sappiamo in un tempo così lungo le cose arrivano a cambiare anche profondamente. Certo mi sono occu­pato di aziende in diverse condizioni e sono fiero che, nonostante i tempi difficili, le mie aziende siano oggi so­lide ed in buona salute. Credo comunque che il buon imprenditore sia colui in grado di navigare in ogni mare”.

D. Lei ha conosciuto, sempre in ambito equestre, Paul Gross ed è stato consigliere della signora Dallari. Contestato il primo, commissariata la gestione della se­conda. Non ritiene che queste frequentazioni la possa­no penalizzare in qualche modo, in campagna elettorale? 

R. “Vado a cavallo da quando avevo 5 anni, è ovvio che io abbia avuto ogni tipo di frequentazione! E comunque non credo di poter essere giudicato dalle persone che frequento o che ho frequentato, ma saranno gli elettori a dirlo. Paulgross l’ho conosciuto nel 2010, io avevo una scuderia e lui era il Presidente della Fise: va da sé che fosse un mio importante interlocutore. In quanto alla signora Dallari, ho partecipato al suo Consiglio come rappresentante dei cavalieri proprietari, ero l’unico candidato! Fra l’esiguità della sua durata e la necessità di occuparsi solo delle urgenze e non purtroppo delle cose importanti e programmatiche, ritengo difficile giudicare il mio operato in quella circostanza. Per completezza d’informazioni ho conosciuto anche i Presidenti Croce e Checcoli che ho sempre rispettato come figure istituzionali”.

D. Etica, una parola che troviamo ormai in tutti i programmi, tutti “limpidi”; non solo i conti ma anche le persone andrebbero certificate…

R. “Chi si candida a gestire una Federazione non può prescindere da criteri di etica e trasparenza. Gestire denaro altrui, pubblico e privato, deve essere considerato una grande responsabilità ed esige la massima consapevolezza e correttezza. Sono d’accordo, non basta parlarne. Al contrario è necessario seminare il seme del cambiamento culturale che conduce all’agire etico. Il movimento sportivo equestre italiano deve convincersene e contribuire a questo necessario cambiamento”.

D. Bell’impresa!

R. “Sì, è vero, è difficile ma necessario. Ho già iniziato a girare per i centri ippici per esporre il mio programma. Vorrei che le persone avessero voglia di contribuire a renderlo migliore con idee e contributi. Già questo genera cambiamento perché non ho interesse a proporre un programma immodificabile e scollato dalle reali esigenze degli sportivi, delle famiglie, degli operatori e dei vari soggetti coinvolti. Senza la partecipazione non si può andare lontano, anche questo bisogna capire: basta lamentarsi da bordo campo, lavoriamo assieme in fase programmatica e poi realizziamo insieme il cambiamento che vogliamo”.

D. Deleghe. Che mi dice?

R. “Nonostante io sia stato fuori dal mondo equestre per alcuni anni, so che le deleghe erano state concepite come strumento per dare maggior rappresentanza alle persone ma…”fatta la legge, trovato l’inganno”, nel nostro sport se n’è abusato e il risultato è stato quello di creare dei potentati, alla stregua del Granducato di Toscana, dello Stato Pontificio e del Ducato di Milano, che hanno pesantemente condizionato l’operato dei presidenti. Il passaggio ad una sola delega limita ampiamente questo problema e lo risolve in parte. La restante parte può essere risolta con il coraggio di volere il cambiamento: bisogna andare a votare con consapevolezza e nell’interesse collettivo”.

D. A proposito del fatto che lei è stato fuori dal giro equestre per oltre un decennio. Questo non la fa sentire in qualche modo penalizzato nei confronti dei suoi avversari elettorali?

R. “Mi sento invece avvantaggiato. Perché fino al 2010 ho vissuto fuori dai giochi. Non ho pregiudizi o antipatie, e questo mi può consentire di dare dei contributi e soprattutto di prendere nota degli errori passati ed evitare dei problemi”.

D. Nel suo programma sono previsti due vicepresidenti. Uno amministrativo e uno sportivo. Però l’articolo 41 dello Statuto, a meno che non venga cambiato, prevede che sia solo il presidente il responsabile sportivo.

R. “Assolutamente sì, il presidente è sempre responsabile ed è giusto che sia così. Questo però non vieta che il presidente deleghi ai propri consiglieri e collaboratori compiti e responsabilità specifiche. Nella mia idea la Federazione va organizzata in settori diversi, dividendo l’aspetto sportivo da quello gestionale. È solo un modo per semplificare e rendere ciascuno responsabile della parte di cui è chiamato ad occuparsi. Ovviamente la responsabilità generale continua a restare del presidente”.

D. Non le sembra di aumentare così la burocrazia anziché snellirla?

R. “Non credo. Ritengo invece, che sia più corretto e più funzionale attribuire a tutti dei compiti specifici basati sulle proprie competenze. Sono stato consigliere per pochi mesi e paragono quell’esperienza a un viaggio su queste grandi navi da crociera… Io andavo una volta al mese al consiglio, mi mettevano un pacco di carte sul tavolo e io deliberavo tantissimi argomenti e anche riforme di settore che vedevo solo una settimana prima. Era come navigare, aprire l’oblò e vedere ogni volta un posto nuovo. Vivevo pochissimo la vita federale. Al contrario io vorrei che anche i consiglieri si sentissero ingaggiati in un percorso comune, che ne fossero consapevoli, che se ne assumessero la responsabilità in modo onesto e trasparente”.

D. Lei parla anche di cambiamento generazionale.

R. “Non è tanto un fatto anagrafico, che è sbagliato, ma è vero che la Federazione è stata gestita per tanti anni sempre dalle stesse persone. Ritengo che bisogna dare opportunità a persone nuove, a gente della mia generazione, a quella dei 40enni o 50enni oggi in panchina. Sicuramente faremo qualche errore, all’inizio, ma formeremo una nuova classe dirigente, metteremo in pista nuove riforme, con idee differenti Ci troveremo magari lontani dai backgruond precedenti, stratificati e accumulati. Senza però perdere l’esperienza che molte persone si sono fatte, favorendo questo traghettamento verso le nuove generazioni”.

D. Ha citato manifestazioni internazionali. Sempre nel suo programma lei parla di Piazza di Siena, ma forse ci vorrebbe un maggior confronto e contatto internazionale, un più ampio rapporto con la Fei per riportare in Italia qualche gara importante, come una tappa di Coppa del Mondo.

R. “Prima di fare questo bisogna togliere le turbolenze della nostra Federazione e darle un aspetto stabile. Altrimenti né la Fei né gli sponsor si avvicineranno mai al nostro mondo, in questo momento troppo agitato e denigrato. Dobbiamo prima dare stabilità, tranquillità, serenità e obiettivi alla Fise. Poi possiamo permetterci di essere Paese ospitante di eventi importanti; siamo molto ambiti da tutta l’Europa, dovremmo incentivare non solo lo sport ma anche l’accoglienza e il turismo. Mi auguro che il presidente del Coni Malagò riesca a portare a Roma le Olimpiadi del 2024; daranno lustro a tutta la Nazione, che se lo merita”.

D. Vede che il suo programma è ricco? Eppoi ‘tutto gratis’. Voglio dire, il presidente della Fise non riceve compensi. È d’accordo su questa gratuità?

R. “Fare il presidente non deve essere un lavoro esclusivo, per questo trovo giusto che sia un ruolo non retribuito. Questo stava scritto nel nostro statuto fino a pochi anni fa e io ritengo che fosse giusto. Vero è che il Coni comincia a ragionare su possibili compensi ma personalmente non intenderei accedervi, preferirei eventualmente girarli sull’attività sportiva, mi parrebbe più corretto. Ritengo che fare il presidente della Fise non significhi gestire un potere ma piuttosto significhi dare un servizio. Il presidente è solo il primo inter pares dei dieci consiglieri con i quali condivide obiettivi, ideali, principi e responsabilità”.

D. Ancora nel suo programma leggo che i ragazzi che vanno in un centro ippico dovrebbero essere vincolati per circa un anno. Non le sembra che sia una vecchia impostazione di stampo calcistico? Poi, in un blog, su questa sua idea ho letto numerosi commenti negativi, a volte anche duri…

R. “Sì è vero, ci sono stati commenti negativi ma ci sono stati anche quelli positivi. Ritengo che quello del vincolo sia un argomento di cui discutere e su cui ragionare, solo dopo si potranno prendere decisioni. Per la precisione, l’ho derivato non dal calcio ma dalla Federazione Judo e Lotta che mi sembra lavori bene e in modo pulito. Il mio intendimento è di valorizzare le scuole di equitazione e gli allievi. Nelle scuole di equitazione classiche, da cui provengo, si investiva sui ragazzi e, infatti, ricordo persone come Francesco Girardi e Stefano Brecciaroli, miei compagni di sport, che hanno ricevuto tutto il sostegno possibile da Adriano Capuzzo e sono arrivati alle Olimpiadi”.

D. Persone o regioni che la seguono? Possiamo fare nomi, di chi si è già schierato?

R. “Le dico la verità, non ho regioni schierate. Mi sono prefissato un punto di arrivo per i primi di ottobre, quando dovrebbero essere varati in assemblea i cambiamenti dello Statuto. Ho elaborato un programma con amici cavalieri, gente di cavalli, persone che stimo e di cui condivido i principi. Il programma lo vado a presentare alla gente anche con l’idea di migliorarlo, di cambiarlo dopo aver ascoltato nuove idee. Non chiedo risposte, ma solo di digerire questo programma. Se viene digerito, condiviso e assimilato, allora sicuramente potremo fare un percorso insieme e sicuramente se dovessi vincere le elezioni, potremmo evitare di litigare e iniziare a lavorare tutti insieme sugli obiettivi condivisi. A inizio ottobre dunque valuterò il consenso ottenuto, l’interesse, e deciderò se proseguire. Bisogna vincere con un buon margine. Se non si raggiungono quei numeri bisogna avere l’umiltà e lo spirito sportivo di farsi da parte e lasciar passare chi ha numeri più importanti”.

D. Dunque non solo se perde ma anche se solo pensa di perdere….

R. “Assolutamente non penso che queste elezioni possano essere poi frutto di accordi elettorali. Questo è un momento molto importante per la Fise e serve fare delle scelte ben precise e prima condivise. Se vedrò che queste mie scelte, fatte con il contributo di chiunque voglia darlo, non avranno gradimento, lascerò il posto ad altri e rimarrò sempre appassionato e primo tifoso a bordo campo di questo sport”.

D. Un parere sugli altri due candidati.

R. “Vittorio Orlandi è un grandissimo uomo di cavalli, una bravissima persona, un gran signore. A lui l’ho già detto, il suo oggi dovrebbe essere un ruolo di riferimento, potrebbe essere quello di un vate, per noi che vogliamo fare questo cambiamento generazionale Potrebbe essere un padre costituente importantissimo. Lui ha però voluto mettersi in campo e la sua scelta la rispetto. Galeazzi è un amico, di una generazione in più, avrà una decina d’anni più di me, io da ragazzino sono cresciuto nel gruppo loro. Anche lui ha fatto scelte professionali e lavorative al di fuori dello sport. Pure lui ha deciso di mettersi in pista, ognuno ha le sue idee e a sua visone dello sport”.

D. Non pensa che una profonda conoscenza del mondo del cavallo sia fondamentale?

R. “Personalmente ho una scuderia di cavalli da salto ostacoli che in anni recenti ha ottenuto ottimi risultati con la prima squadra italiana in gare molto importanti. Ma a parte questo, ritengo che questo mondo, quello dello sport in generale, sia molto cambiato in questi anni. Ha avuto una accelerazione enorme, bisogna essere al passo di questo cambiamento e bisogna perciò avere una mente già proiettata verso questo cambiamento. Orlandi avrebbe potuto dare un apporto per l’esperienza maturata. Però mettersi in gioco in prima persona oggi forse è un po’ tardi”.


Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato nel terzo numero de “L’Opinione Equestre”.


 

Riflessioni sulle modifiche allo Statuto

logo_fiseAlcune riflessioni sulla bozza delle modifiche statutarie all’esame all’Assemblea Straordinaria convocata il prossimo 6 ottobre.

La votazione dovrebbe avvenire articolo per articolo e, quindi, i votanti potranno approvare o bocciare gli articoli modificati. Nell’ipotesi che un articolo non fosse approvato resterebbe vigente quello attuale.

Tra le varie modifiche introdotte segnalo quelle che ritengo più significative.

  • All’art. 2 (Scopi), e specificamente al comma 2, èstata introdotta tra i fini istituzionali della nostra Federazione, la promozione della tutela della salute dei cavalli. Invece sempre allo stesso articolo èstato eliminato il compito della Fise di attuare i controlli doping nei confronti dei cavalieri che èdiventata una competenza esclusiva del CONI.
  • La riduzione delle deleghe per i Presidenti di circolo dalle attuali 7 ad 1. Per tecnici, cavalieri e cavalieri proprietari èconfermata l’impossibilitàdi rilasciare deleghe. Ricordo che il Presidente di circolo puòanche delegare un qualunque componente del proprio direttivo.  Questo cambiamento, voluto fortemente dalla base CHE CONDIVIDO, rappresenta un importante atto di responsabilitàpoichéimpegna i Presidenti di circolo a partecipare personalmente alle Assemblee (art. 18.9).
  • La composizione ed i compiti della Consulta Nazionale sono stati uniformati ai Principi Informatori del Coni ed èpresieduta dal Presidente Federale. Si tratta di un organismo di cerniera tra sede centrale e sedi periferiche che, se ben interpretato, rappresenteràun momento di condivisione tra Fise e territorio (art. 52).
  • È stata introdotto il Consiglio dei Presidenti regionali che ha una funzione meramente propositiva e consultiva (art. 52 ter).
  • È stato confermato il Consiglio degli allevatori anch’esso con una funzione meramente propositiva e consultiva (art. 52 bis).
  • Un’altra novità è la Commissione federale atleti composta da 5 atleti di cui 2 “di diritto”(i 2 Consiglieri di categoria) e da eventuali Atleti in Consiglio Nazionale o Giunta CONI. I restanti saranno nominati entro un mese dai due Consiglieri di diritto. Le funzioni saranno stabilite con un apposito regolamento (art. 53 quater).
  • È stato precisato che l’attività di ufficiale di gara e di insegnanti tecnici è incompatibile con qualsiasi carica elettiva. Questo articolo saràchiarito meglio nel Regolamento attuativo ed in particolare cosa si intende per insegnanti tecnici (art. 54.4). Per gli ufficiali di gara viene ribadito anche che saranno incompatibili con la qualifica di tecnico ed atleta (art. 54.6).
  • Alla luce dell’ultima sentenza dell’antitrust, sono state chiarite le discipline in cui la Federazione ha competenza esclusiva e quelle in cui, invece, è concorrente. In particolare le attivitàludiche sono tra quelle in cui la Fise èin concorrenza con gli EPS (art. 1.2).
  • È stato previsto il tesseramento dei proprietari di cavalli. Si tratta di un passaggio importante poiché riconosce una categoria fondamentale per il nostro sport che comprende molto spesso anche i genitori.
  • È stata eliminata la previsione del professionismo introdotta con l’attuale Statuto che però non ha mai avuto applicazione pratica in assenza di un Regolamento attuativo (art. 1.1).
  • È stata concessa la facoltà di fare tutte le  riunioni compreso il Consiglio in teleconferenza. (art. 29.9).
  • È stata chiarita la figura del Presidente onorario che partecipa all’attività del Consiglio senza diritto di voto e dei membri di onore che formano il comitato d’onore (art. 19.5).
  • La sezione Giustizia del nostro Statuto è stata adeguata alle norme recentemente introdotte dal Codice della Giustizia Sportiva del Coni. Per tutte: la previsione di una Commissione Federale di Garanzia a tutela dell’indipendenza degli Organi di Giustizia. I compiti della Commissione Federale di Garanzia, la riorganizzazione dell’Ufficio della Procura Federale e piùin generale il funzionamento degli Organi di Giustizia saranno definitivamente delineati nel Regolamento di Giustizia di prossima emanazione (art. 36/37). E’stata operata la scelta di abolire il Giudice Unico Regionale, Organo cui era ad oggi riservata una competenza molto residuale.
  • È stato introdotto l’obbligo dal 2016 di far certificare il bilancio della Fise da apposita società di revisione (art. 58.9).

Per concludere, ricordo che in questa Assemblea straordinaria sarà vigente l’attuale Statuto e, quindi, si potranno utilizzare ancora le 7 deleghe.

 

La FISE ha bisogno di cambiamenti radicali

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Articolo pubblicato sul numero di Settembre 2014 di “Cavalli e Cavalieri

Nella seconda parte della sua intervista Marco Di Paola, candidato alla presidenza della federazione, affronta i temi della crisi economica, della autonomia dei comitati regionali e non manca di esprimere timori sul meccanismo delle deleghe.

Il bilancio 2012 della Federazione redatto dal commissario presenta un buco di € 7.830.150,54. Come pensache si potrà affrontare questo problema?

Il CONI attraverso il suo commissario ha svolto un compito lodevole e fondamentale: ha fornito con la chiarezza necessaria i dati reali, solo così si può ragionare consapevolmente sulla situazione e affrontarla. Non dobbiamo nasconderci che la Federazione sia un malato grave. Con il commissariamento è iniziata la cura. Bisogna proseguire sapendo di non poterci permettere neanche un raffreddore ma, dati alla mano, la guarigione può arrivare. Senza voler tediare i lettori con tecnicismi contabili ma volendo fornire alcune informazioni non superficiali, vorrei far notare che una parte di questa perdita è generata da accantonamenti prudenziali che potrebbero anche non tradursi in un’uscita finanziaria. Ritengo che la Federazione, nelle sue fondamenta, sia sana. Ha personale di ottima qualità e ha introiti importanti che derivano dal contributo dei praticanti. È necessario quindi che sia le risorse umane sia quelle economiche vengano gestite in modo manageriale e, con risparmi intelligenti e oculati, la Federazione potrà trovare al suo interno la soluzione al proprio debito. Ritengo che non si debba rinunciare agli investimenti nello sport e per questo bisognerà lavorare molto bene sul contenimento dei costi. Così facendo, lavorando con un piccolo finanziamento da restituire in alcuni anni, implementando il marketing ed allargando la base, si potrà, senza chiedere né favori né sacrifici, uscire dalla fase debitoria per tornare a garantire tutti i servizi adeguati al nostro movimento sportivo.

Le drammatiche condizioni finanziarie della FISE hanno indotto il commissario Ravà a limitare in modo drastico l’autonomia amministrativa dei comitati regionali. Quale è secondo lei il ruolo che i comitati devono avere e di quanta autonomia devono godere?

Ritengo che i Comitati regionali siano una risorsa molto importante per il nostro movimento e, proprio per questo, nella mia visione federale svolgono un ruolo fondamentale. Sono consapevole che nell’immaginario collettivo spesso sono stati visti come potentati elettorali agevolati da regole che premiavano il sistema delle deleghe a scapito della democrazia. Anche questo va superato. Va anche detto che se il nostro sport si è sviluppato in diverse regioni è stato grazie ai Presidenti e ai Consiglieri regionali che in maniera volontaristica hanno svolto un lavoro importante di marketing sul territorio.

Ho avuto l’occasione di conoscere diversi Presidenti e Consiglieri ricavandone una percezione molto positiva, ho incontrato persone fattive e realmente interessate allo sport. I Comitati regionali sono il punto di riferimento sul territorio, applicano la politica e le direttive concordate a livello centrale, ma devono avere l’autonomia di effettuare azioni di sviluppo dello sport. L’Italia è stretta e lunga e ogni Regione ha caratteristiche e problematiche differenti; solo un efficiente Comitato regionale può comprenderle e contribuire a trovare le soluzioni. Ritengo poi molto importante il ruolo di raccordo e consultazione che potranno svolgere i Comitati tra la FISE centrale e la base anche in occasioni di riforme di regolamento. Sotto un profilo di politica federale mi viene spontaneo immaginare che i Comitati regionali siano la fucina dei nuovi dirigenti federali. Nella mia precedente esperienza associativa sono stato presidente regionale dei Giovani Costruttori, poi vice presidente nazionale e infine Presidente. Lo stesso percorso potrebbe e dovrebbe avvenire in Federazione. Per autonomia amministrativa intendiamo la possibilità di spendere autonomamente i soldi raccolti di spettanza dei comitati, credo che sia corretta la prassi instaurata dai Commissari. I comitati spendono il nome e impegnano la Federazione, è quindi giusto che relazionino preventivamente e a consuntivo sul loro operato. Naturalmente la Federazione deve essere rapida nelle risposte, e per questo ho previsto un Consigliere delegato ai rapporti interni.

“È sbagliato che la federazione oggi non abbia un direttore sportivo”.

Non vi è dubbio che il ripianamento del deficit richiederà una dura politica di controllo dei costi. Quali sono i settori nei quali pensa che si possa incidere con maggiore efficacia e velocità per fare anche in modo che i praticanti possano veder scendere il costo della partecipazione ai concorsi?

Un primo obiettivo deve essere quello di costruire l’organigramma federale modificando l’attuale struttura dei costi senza effettuare aumenti. è necessario valorizzare, motivare e qualificare le risorse professionali già presenti in Federazione. Ricordo ai meno informati che la nostra Federazione oggi non ha un Direttore sportivo. Lo trovo sbagliato. Qualora diventassi Presidente, vorrei ripristinare questo ruolo chiave attingendo preferibilmente a risorse interne. Sarà poi necessario cercare di ridurre il personale attraverso una politica di scivoli e prepensionamenti valutata con il CONI. Si dovrà poi trovare un miglior equilibrio delle risorse professionali tra la Federazione centrale e le strutture territoriali, oggi la struttura centrale ha un peso eccessivo rispetto a quella dei comitati regionali. Si dovrà limitare al massimo l’uso di consulenze esterne. Mi sarei aspettato che i Commissari iniziassero proprio su questa strada, ma ciò non è avvenuto. Vorrei istituire la figura del selezionatore ma anche questo in un’ottica di riduzione dei costi e ricorrere a tecnici solo per necessità o obiettivi specifici ipotizzando per loro un compenso a ‘gettone’ o a prestazione. Mi farebbe piacere che ci fosse anche un maggiore contributo volontaristico: esistono molti appassionati che non hanno necessità di un compenso e che possono offrire competenze professionali di grande valore. Una severa politica andrà fatta anche sui rimborsi spese e, per mantenere i contatti e le comunicazioni fra tutti gli addetti, andranno incentivati strumenti moderni come le video conferenze: oggi con un mezzo alla portata di tutti come Skype si fanno miracoli senza spendere un solo euro in viaggi e trasferte. Sarà poi indispensabile rendere la Federazione capace di trovare risorse economiche sul mercato, visto che i nostri sport hanno tutto il potenziale per attirare sponsor di prestigio. Questo però non avverrà mai se la Federazione non avrà risorse umane capaci di fare marketing in modo serio e professionale e continuerà ad avere solo stampa negativa. Anche su questo argomento prevedo un Consigliere con delega apposita.

Si dà ormai per scontato che alle prossime elezioni si andrà senza il vecchio sistema delle deleghe che tanti danni ha fatto nel generare clientele e rapporti di dare e avere. Quale dovrebbe essere secondo lei un giusto sistema di voto?

L’Assemblea straordinaria di riforma dello Statuto sarà ancora con le deleghe, quella elettiva dovrebbe essere con un numero di deleghe ridotto probabilmente a una o due. Già questo è un cambiamento importante che impone ai candidati di farsi conoscere su tutto il territorio e poter presentare le proprie idee e la propria squadra. Naturalmente ci vorrà da parte dei tesserati la disponibilità a venire a votare, altrimenti la modifica risulterà inutile. Infatti, siamo circa 2.000 circoli e uno dei compiti dei candidati sarà quello di sensibilizzare i Presidenti di circolo a venire a votare insieme ai tecnici, ai cavalieri ed ai proprietari. Stiamo parlando di 8.000 persone e sarebbe una grande prova di democrazia e responsabilità. Vorrei anche ricordare che i Presidenti possono delegare il voto ad un componente del proprio consiglio direttivo. Insomma, non ci sono scuse.

Il sistema di voto è oggi purtroppo solo una discussione teorica poiché sappiamo che l’attuale sistema è disciplinato da una legge di riferimento e le eventuali modifiche devono avvenire prima in sede parlamentare e poi in sede CONI, dal quale dipendiamo. Comunque, ritengo che il mondo attuale ci imponga di tenere conto di due aspetti: la presenza predominante di tesserati agonisti senza ambizioni olimpiche, che però tengono in piedi lo sport, e i sistemi informatici che consentirebbero una formula di voto più semplice e meno costosa. Si tratta di lavorare su ambedue questi aspetti per allargare e facilitare la partecipazione.


Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato nel numero di Settembre di “Cavalli e Cavalieri”.


 

L’amore per il mio sport mi fa affrontare questa sfida con passione.

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Pubblicato sulla rivista “Poniamo”

Marco Di Paola si è candidato alla presidenza della Fise per dare il suo contributo a modificare l’impasse in cui versa la Federazione. L’importanza dell’innovazione. Le proposte da realizzare.

Avv. Di Paola, per ottobre dovrebbe essere indetta un’assemblea che determinerà le modifiche statutarie. Cosa significa esattamente? 

Bisogna premettere che il CONI è formato da 45 Federazioni e che la legge di riferimento, il cosiddetto decreto Melandri, detta regole uguali per tutti. Perciò le nostre modifiche statutarie devono avvenire nel rispetto del quadro normativo di riferimento. Giungono da più parti richieste innovative come quella di concedere il voto a tutti i tesserati o di poter eseguire le operazioni di voto online. Sono obiettivi certamente auspicabili, però è necessario che le Federazioni seguano le linee guida fornite dal CONI e quindi l’orientamento che sembra essere prevalso è quello di concentrare l’attenzione sul tema focale della riduzione del numero delle deleghe.

Mi spiego meglio: attualmente vi sono circa 1500 circoli che votano. Di questi circoli, esprimono la propria preferenza il Presidente e i tre Consiglieri di specialità, ossia Proprietario, Atleta e Tecnico. Per favorire una maggiore rappresentatività, il CONI prevede che ogni Presidente di circolo possa disporre di un numero di deleghe variabile da una a sette. Ad oggi il nostro statuto federale accorda al Presidente sia la possibilità di delegare sia quella di disporre di sette deleghe mentre i tre consiglieri di specialità non possono delegare. Inoltre il voto del Presidente del circolo vale sette voti. Purtroppo di questa opportunità di delega è stato fatto un utilizzo distorto, per cui si sono creati dei potentati che, monopolizzando le deleghe, rendevano il momento del voto un’occasione di scambio di favori a vantaggio di un candidato. Faccio un esempio: se si riescono ad ottenere cento deleghe, si raggiungono 700 voti! Questa è la situazione che si è creata negli ultimi anni e che ha portato ad avere un presidente federale ostaggio dei portatori di deleghe e dei comitati regionali, soprattutto di quelli più importanti.

 La FISE versa in una situazione difficile. Cosa la spinge ad intraprendere questa nuova, impegnativa impresa?

Il motivo principale è certamente la mia passione per questo sport che oramai vivo e pratico da 35 anni. In secondo luogo l’ambizione personale di raggiungere un risultato. In terzo luogo sono un imprenditore che fortunatamente ha avuto qualche successo nella propria professione ed insieme penso che ciascuno di noi debba spendersi per qualcosa in cui crede, per questo vorrei dare il mio contributo per ammodernare la Federazione in direzione manageriale ed etica. Purtroppo le Federazioni, nel tempo, si sono permesse di ragionare come autorità che imponevano regole e tasse ma, se questo poteva avere senso fintanto che il Totocalcio inondava di soldi lo sport, disincentivando la cura della qualità dei servizi erogati, oggi questa visione non è più né attuale né possibile. Dobbiamo essere in grado di erogare servizi adeguati alle esigenze della nostra variegata utenza, perché obiettivo della Federazione è sì quello di ottenere medaglie olimpiche, ma anche quello di allargare la base dei praticanti. Per questo, in un’ottica di customer satisfaction, dobbiamo anche saper accontentare e “coccolare” chi vuole solo divertirsi il fine settimana e che, tra l’altro, rappresenta il maggior numero di tesserati. In ultimo, non però per importanza, sono padre di quattro bambini di cui tre figlie gemelle da poco introdotte nel mondo dei pony. Proprio come ippogenitore vorrei una Federazione in grado di trasmettere i veri valori dello sport e capace di creare ecosistemi sani in cui i nostri figli possano crescere certamente come cavalieri e amazzoni, ma soprattutto come essere umani.

Con quale programma ha in mente di realizzare tutto questo?

Le difficoltà finanziarie della Federazione sono sotto gli occhi di tutti e mi sento di riconoscere ai Commissari il merito di aver lavorato fino ad ora con grande energia, creando le necessarie precondizioni per il risanamento. Sfortunatamente ricette magiche non ce ne sono, dunque non basterà agitare una bacchetta perché tutto torni in ordine. Al contrario credo ci voglia una grande dedizione e una buona dose di innovazione per affrontare la sfida con successo. Il mio progetto, sul quale mi confronto costantemente con i diversi livelli del mondo equestre italiano, parte dall’idea di suddividere la questione in due parti: sport ed economia. Partiamo dalla situazione economica. È sicuramente quella in cui ho più competenza e per questo ritengo che una Federazione con un giro di affari da circa 16 milioni di euro possa trovare al suo interno la forza di appianare un debito che, come sappiamo, supera i 7 milioni. Attraverso un’oculata e più etica gestione della spesa, una maggiore attenzione nel generare introiti e un finanziamento, potremmo eliminare, negli anni successivi, questo deficit senza togliere risorse allo sport. Sono convinto che il prodotto commerciale che vendiamo, e che si chiama sport, debba essere pensato con criteri più manageriali, avvalendosi dunque di strategie di marketing, di merchandising e di fund raising perché la Federazione, a mio avviso, è un’impresa che deve concretamente seguire logiche aziendali i cui risultati siano quantificabili.

Bisognerebbe, per prima cosa, definire un organigramma federale capace di utilizzare al meglio le risorse professionali interne, motivandole e facendole crescere in modo sempre più qualificato, limitando, di conseguenza, l’utilizzo di risorse esterne che troppo spesso hanno comportato costi molto elevati.

Inoltre, e qui corro il rischio di diventare impopolare, si potrebbe realizzare un piano di riduzione dei costi studiando, anche

in accordo con il CONI, degli scivoli di prepensionamento specifici per alcune figure prossime a quel passaggio.

Un punto che non mi stanco di ripetere riguarda la moralizzazione dei compensi dei consulenti e degli staff tecnici e l’esigenza di far sapere alle migliaia di tesserati come la Federazione spende il denaro che le viene affidato.

La moralizzazione degli stipendi e quella dei costi in generale, sono temi delicati. Perché il mondo equestre dovrebbe seguirla su questa strada?

Perché bisogna avere il coraggio di parlare chiaro e agire di conseguenza, solo così possiamo rendere il mondo più semplice e trasparente. Le Federazioni, non solo la nostra, hanno una gestione monopolistica delle entrate e sembrano dimenticare che i soldi provengono dai tesserati.

Abbiamo tutti il dovere di mettere gli utenti al corrente delle spese sostenute, giustificandole. Inoltre c’è una legge, anche se spesso si fa finta di non averla vista, che impone di rendere pubblici gli incarichi e le posizioni reddituali degli organi di indirizzo politico e di amministrazione e gestione.

Per non parlare, poi, degli strumenti tecnologici di cui disponiamo oggi che ci consentono di pubblicare sui siti internet informazioni dettagliate e gare d’appalto a cui tutti devono poter partecipare. Insomma trasparenza, partecipazione e condivisione sono alla base del lavoro che dobbiamo fare. Penso che ormai la maggior parte delle persone abbia capito che i “vecchi metodi”, alla lunga, non pagano e, soprattutto, che l’interesse comune è più importante di quello delle piccole nicchie.

È proprio per l’interesse comune che io intendo lavorare e vorrei poterlo fare con il sostegno e la partecipazione attiva dei più.

Sul tema organizzativo-gestionale, invece, quali sono le sue proposte?

Fino ad ora la Federazione è stata vista come una monarchia: c’era un Presidente che comandava, un Segretario Generale che eseguiva ed un Consiglio che ascoltava, ma non consigliava. Vorrei sostituire questo “consiglio di persone fidate”, con un consiglio di persone “in gamba”, in grado di prendersi delle responsabilità, mosse da una passione vera e non occasionale e, soprattutto, con delle competenze professionali personali che possano essere portate gratuitamente all’interno della Federazione. Immagino, cioè, un consiglio che abbia deleghe su argomenti relativi alla gestione della Federazione e non sulla squadra di Piazza di Siena, o su quella di Verona o degli Europei. Vorrei, inoltre, che i consiglieri venissero suddivisi in due ambiti, attività amministrativa e sport, guidati da due vicepresidenti.

Ricapitolando: un vicepresidente con delega all’attività amministrativa ed uno con delega allo sport. Come verrebbero ripartite le figure all’interno dei due ambiti?

Al vice presidente con delega allo sport dovrebbero fare riferimento i tre consiglieri di categoria ed il direttore sportivo, figura che manca oramai da tre anni nella struttura organizzativa della FISE e che va al più presto reintrodotta. Vorrei anche istituire un Centro Studi con funzione di “laboratorio delle teste pensanti” dove si predispongano le riforme da condividere con la base per il tramite dei comitati regionali prima di arrivare in Consiglio per essere deliberate.

Sento sempre muovere delle critiche nei confronti dei nostri criteri formativi. Vorrei però precisare che la formazione nello sport segue criteri dettati dal CONI ed in più mi risulta che la nostra Federazione sia anche tra le più severe. A mio giudizio quello che manca è un programma didattico. Mi sembra che ci sia un’esaltazione della gara e del risultato a scapito di valori portanti dello sport come il sacrificio, l’impegno e il lavoro. Noto che usciti dall’attività ludica, i giovani atleti entrano in una spirale di gare per ottenere i punti per il passaggio di patente.

I genitori devono sopportare sacrifici economici enormi per progredire nel nostro sport. Questo non è equo né utile allo sport o alla formazione degli allievi.

Approfondiamo questo punto.

Dobbiamo valorizzare e proteggere i centri ippici che sono l’anello produttivo del la nostra filiera. Oggi il sistema didattico è improntato sulle gare. Se un genitore chiedesse a quanto ammonta il costo per conseguire il primo grado, penso sarebbe impossibile fornirgli una quantificazione certa. Ritengo necessario valutare un programma didattico che consenta una determinazione dei costi e che metta tutti i circoli ippici e tutti gli Istruttori in condizioni di parità rispetto agli obiettivi da raggiungere e ai metodi per conseguirli. Attraverso questi percorsi obbligati, una volta che l’allievo sarà pronto per il passaggio di livello, la Federazione manderà degli esaminatori. Per tal via il circolo potrà mirare le uscite in gara e condividere con i genitori i costi da sostenere. La Federazione potrà così formare un

corpo di esaminatori che privilegino i canoni di stile da lei stessa determinati.

Stiamo parlando di uniformità di giudizio?

Parlo di più esami, nei passaggi di patente, effettuati da esaminatori formati dalla Federazione. Naturalmente ci vorrà uniformità di giudizio. Se in una prova di Dressage, ad esempio, qualcuno assegna un 4 e qualcuno un 7 allo stesso binomio, significa che qualcosa non va. Con un’uniformità nel giudizio, invece, raggiunta attraverso una efficace formazione degli esaminatori,gli allievi che non riuscissero a progredire a causa delle carenze dell’Istruttore, porterebbero l’Istruttore stesso a chiedere aiuto alla Federazione per potersi adeguare ai parametri stabiliti.

E i tecnici federali?

Sono importantissimi! In Italia sono molti e alcuni davvero bravi, ma io li utilizzerei seguendo una logica diversa da quella attuale. Un’altra novità che vorrei apportare è quella che trasformerebbe l’attuale figura del tecnico in quella del “selezionatore”, cioè di colui che dovrebbe sì valutare i binomi più in forma di quel momento, ma anche selezionare quelli con caratteristiche più adatte ad un determinato obiettivo. Nel Salto Ostacoli, per fare un esempio, esistono percorsi in cui è più utile avere un cavallo dai grandi mezzi, così come ne esistono altri in cui il cavallo dai grandi mezzi è relativo, meglio, magari, quello più rispettoso. Il selezionatore, tra l’altro, non dovrebbe assolutamente avere conflitto di interessi nel settore in cui opera. I tecnici, invece, dovrebbero essere finalizzati, “a gettone”, come dico sempre. Ho un gruppo di giovani promettenti? Voglio, in un anno, ad esempio, farli progredire secondo un determinato programma? Benissimo!

Ci rivolgiamo a quel tecnico, gli assegniamo quel compito specifico, quantificando le giornate di lavoro necessarie a raggiungere l’obiettivo e lo paghiamo a giornata di lavoro eseguita.

Per quanto riguarda il settore dell’attività amministrativa, invece?

Vorrei dei consiglieri “politici” con competenze specifiche che si assumano la responsabilità di alcune aree precise. Rapporti istituzionali, perché noi siamo un sindacato dei tesserati i cui interessi vanno tutelati (rapporti con i vari Ministeri, agenzie delle entrate, problematiche previdenziali…). Amministrazione, perché la Federazione fa girare molti soldi provenienti dai tesserati e dal CONI che devono essere amministrati correttamente. Rapporti interni, ossia un dialogo continuo con i comitati regionali, con il personale, con gli organi di giustizia e le associazioni aggregate. Marketing, merchandising e grandi eventi, perché in quest’ambito la Federazione è lacunosa. Penso ad un consigliere con una profonda conoscenza di questa materia che crei un’immagine della Federazione e del singolo evento che permetta al pubblico di riconoscersi. Un prodotto Federazione da vendere agli sponsor in modo interessante. È così che si concepisce un’impresa.

Più volte gli utenti si sono lamentati della scarsa comunicazione tra un settore e l’altro, nonché della mancanza di informazioni e di coordinamento. Come potrebbe risolvere questo problema?

Come detto avrei intenzione di istituire un Centro Studi all’interno della Federazione affidato ad un consigliere, una sorta di laboratorio in cui vengano convogliate e discusse tutte le problematiche del nostro mondo e che possa coordinare le esperienze di ciascuno. Abbiamo, per esempio, veterinari eccezionali, esperti in diversi campi, che però non riescono a collegare le loro conoscenze. Questo organismo avrebbe un ruolo importante nell’ambito sportivo, poiché elaborerebbe le soluzioni migliori e necessarie ad approdare a risultati olimpici. Al di sotto del Centro Studi, poi, immagino una fondazione Onlus che raccolga fondi in vari modi (l’otto per mille, le multe elevate ai cavalieri, il fundraising vero e proprio) da impiegare nella ricerca, nella formazione e, soprattutto, nel sociale.

L’Equitazione comincia, oggi, dai pony. Lei ammette di non conoscere bene questa realtà perché, come molti di noi sanno, prima non esisteva in Italia. Qual è il suo approccio nei confronti di questo importante settore equestre?

Non mi vergogno di dire che, nonostante siano più di 35 anni che sono in mezzo ai cavalli sia come cavaliere oramai amatore e proprietario di cavalli di prima squadra da Salto Ostacoli, sono un neofita dei pony. Le mie tre gemelle sono letteralmente impazzite per i pony. Tramite loro ho piacevolmente scoperto l’importanza di questo settore, perché è proprio con i pony che i bambini si avvicinano all’Equitazione e imparano i valori sportivi della competizione corretta, del fairplay, del rispetto verso il compagno cavallo. Il pony è un mezzo interessante e fondamentale per questo scopo. Penso che si sia commesso un grave errore in passato nel trascurare questo ramo che, attraverso l’intervento di persone competenti come la Professoressa Moroni, aveva avuto un’espansione enorme. Purtroppo successivamente sono state adottate politiche diverse che non hanno certamente

favorito il dipartimento. Parlo del settore Ludico-addestrativo, in modo particolare, che vorrei denominare “promozione e sviluppo”.

Penso che quel dipartimento vada unificato sotto una regia unica che gestisca meglio lo sviluppo della base. Tutti amano assegnare medaglie negli eventi di vertice, ma non dobbiamo dimenticare che il vertice esiste se la base è solida ed ampia. Noi siamo come una piramide che può essere alta solo se la base è larga. L’amico pony è un’attrazione formidabile per questo sport, perché lo rende molto più accattivante e concorrenziale di altri. Non mi spiego come a livello politico non sia stata ancora ben colta questa realtà e come non si sia riusciti a promuoverla efficacemente.

È innegabile l’avversione che, più volte, è stata avvertita nei confronti del Ludico addestrativo.

Io penso che si tratti unicamente di una miopia politica, perché è molto importante che i bambini si avvicinino allo sport nel modo giusto. Mi sento di attribuire alla Federazione un po’ di responsabilità in questo, perché non sempre ha sorvegliato a dovere alcune realtà createsi nel tempo. Potrei apparire nuovamente impopolare, ma mi appello all’etica e alla correttezza nello sport, a principi cioè che potrebbero evitare situazioni imbarazzanti, spesso causa d’insofferenza nei nostri utenti. Vorrei che ci liberassimo da questa parvenza di sport nobile ed elitario per far capire, invece, quanto il rapporto con il pony sia importante per riprendere un contatto profondo con la natura e per trasmettere valori che, forse, nella società moderna, si stanno perdendo.

Un animale che dipende da te 365 giorni l’anno e che, non parlando, va ascoltato attentamente, permette ai più giovani di comprendere quanto il mondo necessiti di attenzione ancor prima che di confronto, dialogo e dialettica che pure restano fondamentali. Lo stesso discorso vale anche per chi, frequentando una scuola pony, entra in rapporti profondamente empatici con “amici condivisi” rendendo evidente anche il valore della collaborazione e dell’assunzione della propria parte di responsabilità.

Come potrebbe la “sua” Federazione venire incontro alle esigenze di coloro che, se pur meritevoli, non hanno i mezzi necessari per progredire in questo sport?

Lei ha centrato una domanda importante. Ritengo che i costi iniziali dell’Equitazione siano accessibili, ma è innegabile che diventino eccessivi ed immorali quando ci si avvicina a competizioni superiori. Purtroppo il mercato di cavalli e pony ci impone, attualmente, prezzi altissimi ai quali siamo costretti ad adeguarci. Non credo sia educativo per i giovani. Per superare questo scoglio una risposta dovrebbe giungere dal nostro allevamento che, se incentivato, sarebbe certamente in grado di offrire soggetti di valore utilissimi alle squadre giovanili. Il binomio cavaliere giovane e cavallo italiano rappresenta, a mio avviso, un’accoppiata vincente sulla quale scommettere per il futuro. A questo si aggiunga comunque quanto dicevamo riguardo alla Fondazione Onlus che dovrebbe avere tra i suoi obiettivi anche quello di incentivare forme di “borse di studio” per i più meritevoli in assenza di mezzi propri.

Nel Veneto hanno dato vita ad un progetto scuola che pare abbia avuto ottimi risultati. Lei pensa che se ne debba seguire l’esempio?

Nel Veneto la Presidente Maria Vittoria Valle sta svolgendo un ottimo lavoro, perché dà molto spazio allo sport e vi si dedica in maniera volontaristica. Questo fa di lei un Presidente moderno e utile all’Equitazione come ce ne sono molti altri sul territorio nazionale. Ritengo che portare il pony nelle scuole sia stata una mossa astuta e abbia rappresentato un segnale importante. La Federazione non deve limitarsi a promuovere questi progetti solo a livello regionale, ma deve renderli nazionali, lavorando in sinergia con le istituzioni ministeriali e dando ai Comitati delle linee guida sulle quali procedere.

Avv. Di Paola, un messaggio diretto ai nostri lettori sulla sua candidatura.

Mi candido perché penso di poter contribuire alla rifioritura della Federazione. Pur volendo preservare la parte migliore dell’esperienza che dal passato ci deriva, il cambiamento generazionale è necessario per riprendere slancio e cambiare un modello di gestione giurassico e non più adeguato alle esigenze dei più. Quello che assieme possiamo fare è dare alla Federazione la possibilità di essere quello che vorremmo fosse: un ente capace di erogare i servizi indispensabili per ogni categoria di utente e che sia sempre in ascolto della propria base per poter procedere in un percorso di crescita collettiva in un ecosistema sano, trasparente e condiviso.


Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato sulla rivista “Poniamo”.


 

Intervista parallela Giovanni Malagò – Marco Di Paola

Articolo pubblicato nel numero di Maggio 2013 di "Cavalli e Cavalieri".
Pubblicato nel numero di Maggio 2013 di “Cavalli e Cavalieri”.

Chi come me è cresciuto nell’ambiente soprtivo di Roma sa bene che persona per bene è Giovanni Malagò. Vero sportivo, imprenditore di successo che ha dedicato una bella fetta della sua vita alla promozione dello sport, lontano dalle congreghe politiche. Gli ho proposto una intervista in parallelo con Marco Di Paola, altro sportivo vero e consigliere della FISE.

Hanno accettato tutti e due di buon grado e in queste pagine vi propongo il risultato di questa che in termini equestri si potrebbe chiamare una scappa/scappa.

Gaetano Manti

 

1. Lo sport che vince sulla politica

Il rinnovamento è stato tema centrale e vincente della campagna elettorale di Giovanni Malagò. Cambiamento a favore dello sport e a spese delle beghe politiche.

Come deve questo cambiamento trasferirsi a livello delle singole federazioni e, per quel che può saperne a questo punto, a livello degli sport equestri?

Giovanni Malagò – CONI “Il mio programma è lineare, prevede un percorso innovativo, senza rivoluzioni. Secondo una gestione all’insegna di collegialità e pianificazione per creare valore, perché senza coinvolgimento e strategia non può esserci sviluppo. Il CONI sarà un palazzo di cristallo, aperto e partecipato, come le Federazioni, la cui grande virtù dovrà essere la condivisione per superare gli ostacoli che si troveranno inevitabilmente sul cammino verso l’obiettivo della crescita. L’applicazione del principio riguarda ogni singola realtà associativa: sono convinto che anche il mondo degli sport equestri condivida questa logica”.

Marco Di Paola – FISE Conosco il Presidente Malagò da diversi anni e sono fiducioso che imprimerà una azione e modelli veramente nuovi e diversi da quello a cui siamo (e sono) abituati. L’elezione di Malagò e’ stata uno dei tanti segnali che non solo lo sport, ma tutto il mondo sta cambiando e i nostri tesserati in particolare ci chiedono di adeguarci a questi cambiamenti e di disegnare una nuova FISE, quella del futuro slegata da schemi, logiche e persone che appartengo al passato. Il nostro Consiglio è consapevole di questa responsabilità e dovrà lavorare per dimostrare di essere contagiato da questa aria innovatrice.

2. La trasparenza senza nessun compromesso

Un capitolo fondamentale del rinnovamento è la totale trasparenza nella gestione delle spese e delle risorse. Questo modello virtuoso di trasparenza assoluta deve essere esteso a tutte le Federazioni, molte delle quali, FISE in testa, in passato non hanno certo brillato per trasparenza della gestione?

Giovanni Malagò – CONI “La trasparenza è un dovere inderogabile del prossimo quadriennio, l’avevo sottolineato nel programma elettorale e l’ho ripetuto in Consiglio Nazionale, davanti a tutte le rappresentanze del mondo

sportivo. Tra i punti salienti del progetto quadriennale del CONI c’è quello relativo all’adozione e alla redazione annuale del “Bilancio Sociale”, per verificare coerenza, efficacia e trasparenza nella gestione. Le Federazioni sono ovviamente parte della famiglia, i principi sono gli stessi. E’ interesse di tutti dimostrare come si utilizzano le risorse rispetto agli interessi dei propri stakeholders”.

Marco Di Paola – FISE Abbiamo personale di qualità e un Consiglio che esprime, oltre a tecnici e sportivi, anche campioni nella professione, come il Vice Presidente Vicario Algarotti che ha importanti esperienze in società quotate in borsa e potrà trasferirle nella gestione della FISE. La trasparenza deve essere il nostro primo obiettivo: si deve invertire la tendenza, parlare chiaro e soprattutto informare i nostri tesserati. Ritengo che la federazione debba essere un ufficio di cristallo nel quale sia facile accedere e documentarsi, gestiamo soldi che ci versano i tesserati e dobbiamo renderne conto.

3. A chi andranno i soldi del CONI?

La situazione del Paese fa pensare che ci si deve aspettare un andamento negativo dei fondi che il CONI potrà mettere a disposizione delle Federazioni nei prossimi anni. E’ giusto attendersi una contrazione e se sì con quali criteri sarà distribuita tra le varie Federazioni? Sarà in qualche modo premiata la capacità di generare la gran parte dei ricavi con il contributo dei tesserati e l’attività sportiva?

Giovanni Malagò – CONI “La tematica è stata affrontata nel corso del primo Consiglio Nazionale. Verrà istituito un gruppo di lavoro super partes per valutare la congruità dei criteri di distribuzione alle Federazioni: serve onestà intellettuale e grande attenzione per evitare soluzioni inique, tenendo comunque conto dell’oggettiva complessità dell’argomento. Intanto alcune Federazioni hanno sfruttato opportunità vantaggiose sul mercato, riuscendo ad affrancarsi dalla totale dipendenza del contributo CONI, perché sponsor e diritti televisivi hanno l’incidenza maggiore sotto il profilo dei ricavi. Anche la FISE ha intrapreso questo virtuoso percorso che, in linea teorica, rappresenta il futuro: capacità di generare redditi, essendo oculati nelle spese. Il discorso legato al finanziamento per il prossimo anno è invece prematuro: il Paese adesso deve trovare nuovi equilibri. Siamo comunque desiderosi di confrontarci con interlocutori istituzionali per rappresentare la forza del movimento, creando un rapporto sinergico e di reciprocità assoluta. Chiediamo ma sappiamo dare tanto”.

Marco Di Paola – FISE Purtroppo per quanto riguarda la FISE una contrazione dei fondi CONI è già arrivata nel 2013. Il momento è particolarmente difficile per l’intero sistema paese e non possiamo pensare che lo sport resti indenne. Infatti, abbiamo la fortuna di essere una federazione, mi si passi il termine, ad alta vocazione commerciale, oltre che sportiva. Dovremmo essere sempre più bravi a soddisfare i nostri tesserati con i servizi che offriamo. Dobbiamo difendere e propagandare i valori sportivi, ma anche essere in grado di generare redditi e dimostrare di essere virtuosi nelle spese. Infatti, più consentiamo la crescita del nostro sport, più agevoliamo le manifestazioni sportive e maggiori saranno le entrate della FISE. Comprendo che non sia facile coniugare etica e business però questo sarà un importante tema di impegno e confronto con tutti.

4. L’importanza del marketing

Il marketing delle Federazioni è elemento sempre più importante. Quelle dove gli attrezzi giocano ruoli fondamentali (sci, tennis, golf ecc..) sanno già bene cosa fare. Le Federazioni dei grandi sport di squadra altrettanto. Nelle altre manca cultura di marketing e questo può essere un grande ostacolo al reperimento autonomo di risorse. E’ immaginabile che il CONI possa istituire un servizio centralizzato di marketing strategico di sostegno alle attività di marketing delle singole Federazioni?

Non si parla di una struttura di vendita. Si parla di una struttura di pochissime persone con grande esperienza di marketing strategico. Un servizio di questo tipo potrebbe sicuramente essere utile per massimizzare il ritorno di due eventi di grande fama mondiale come gli Internazionali di tennis e il concorso ippico di Piazza di Siena.che si svolgono in luoghi e in tempi molto vicini e che oggi non hanno alcun tipo di contatto. 

Giovanni Malagò – CONI “Tra gli obiettivi c’è quello di supportare le Federazioni, ma anche gli altri Enti Sportivi, a livello di attività di marketing e branding, licensing e merchandising. Un’azione che va sviluppata anche aggregando l’azione di più soggetti con interessi coerenti tra loro. Secondo una logica che estenda la ricerca e l’impiego delle sponsorizzazioni ben oltre l’anno olimpico, divenendo una costante del fund raising del nuovo modello di gestione. La creazione e la diffusione di un vero brand CONI, attraverso la suddivisione pro quota del ritorno economico in favore di Federazioni e delle altre entità associative. Il progetto prevede ovviamente l’implementazione degli strumenti di finanziamento dello sport, della capacità di attrazione di capitali privati. Ci sono eventi sportivi di grande rilievo internazionale, tra questi Piazza di Siena, che sono unici nel genere: l’obiettivo deve essere sempre quello di migliorare, esplorando nuovi orizzonti”.

Marco Di Paola – FISE “E’ evidente che la FISE abbia necessità di generare reddito e, quindi, in qualche modo di vendere prodotti o servizi. Sarebbe bello parlare solo di sport, etica e valori, ma dobbiamo fare i conti con le entrate per coprire le uscite. A mio giudizio, gli sponsor si avvicinano se trovano progetti interessanti, ma anche rapporti trasparenti e un ambiente sereno. Abbiamo notato che molti sport sono cresciuti grazie ai successi personali di alcuni campioni, dovremmo essere capaci di creare nuovi miti. Campioni non sono solo nella prestazione sportiva, ma anche nello stile di vita, nei valori che coltivano e dimostrano. Dovremmo avere degli esperti che ci aiutino a esaltare queste situazioni, ne beneficerebbe tutto lo sport equestre. Devo dire che siamo stati sempre carenti sotto il profilo marketing. Quindi ben venga l’idea di una struttura CONI che cerchi di mettere in sinergia diverse federazioni ma che non sia una struttura pesante”.

5. Doping: lotta senza quartiere.

Nello sport esistono valori non negoziabili e uno di questi riguarda il rifiuto di ogni forma di doping. Parte del rinnovamento forse si deve anche basare su tolleranza zero per questo fenomeno devastante. Negli sport equestri il tema riguarda sempre i due atleti che compongono il binomio: il cavallo e il cavaliere. Saranno date indicazioni severe e saranno anche dati strumento efficaci affinché la FISE possa attuare un esteso programma di controllo antidoping sia su i cavalli che su i cavalieri? Chiederà il CONI che questi controlli si estendano allo sport dilettantistico di base che, come accade anche nel ciclismo, purtroppo vede una ampia diffusione di pratiche inaccettabili sia per i cavalli che per i cavalieri?

Giovanni Malagò – CONI “Superfluo sottolineare che il CONI è in prima linea nella battaglia contro il doping. Più previeni meglio è. Chi si dopa investe molto e quindi chi si occupa di antidoping deve fare altrettanto, investendo nella ricerca e nelle risorse umane. Serve un nuovo approccio culturale anche per affrontare questo problema, si tratta di una questione civica. Saranno ovviamente valutati tutti i percorsi più idonei per contrastare il fenomeno, tenendo in considerazione la sinergica collaborazione con la Commissione per la vigilanza e per il controllo sul doping e la tutela della salute nelle attività sportive, l’organismo del Ministero che si occupa dei settori non agonistici, giovanili e amatoriali”.

Marco Di Paola – FISE “Mi sembra quasi banale ripetere che la battaglia al doping debba avvenire senza frontiere. Ritengo che lo sport dilettantistico sia uno strumento molto utile per allontanare soprattutto i giovani da vizi e pericoli. L’equitazione, in particolare, ha il vantaggio di essere uno sport che ci mette in contatto con la natura, con un compagno meraviglioso come il cavallo. Quindi, è estremamente opportuno investire risorse per scovare e perseguire pratiche illegali, sia che riguardino il doping umano che dei cavalli, e condivido pienamente che vada esteso a livello dilettantistico per salvaguardare i valori non negoziabili che devono essere insegnati e rispettati a tutti i livelli.

6. Attirare i giovanissimi

Entriamo specifico degli sport equestri. Non sono più mondo di militari o di benestanti nobiluomini. Ciò nonostante la vecchia immagine e i vecchi atteggiamenti sono duri a morire. Ne è riprova il fatto che l’equitazione è l’unico sport che non ha saputo sviluppare una offerta appetibile per i bambini e le bambine delle scuole elementari e medie. Una offerta di questo tipo ha fatto la fortuna delle altre Federazioni europee dove la diffusione degli sport equestri è decine o centinai di volte più elevata che in Italia. Si parla della attività ludica chiamata pony games. In Inghilterra è lo sport più praticato dai bambini delle elementari. In Francia dopo solo sei anni di introduzione di un progetto strategico il settore dei pony games conta più di 600 mila iscritti che sono poi il bacino di alimentazione degli sport olimpici. Un servizio centralizzato di marketing strategico del CONI potrebbe essere molto utile nel disegnare un grande progetto di pony games che coinvolga tutte le scuole elementari e medie del Paese.

Giovanni Malagò – CONI “Il rapporto con il mondo dell’istruzione non rappresenta un problema circoscritto al movimento equestre ma riguarda l’intero sistema agonistico. Credo sia necessario creare una vera e propria scuola dello sport, a stretto contatto con la società in virtù di un dialogo proficuo. E’ necessario aggredire il problema, cercando le soluzioni più idonee nel nostro ambito, puntando sullo spirito d’iniziativa perché è necessario rendere agibili e a norma i plessi scolastici ma ora non si può bussare alle casse dello Stato. Terminate le lezioni si può immaginare di fare attività con le associazioni e le società sportive. Una sinergia pubblico-privato, che consenta l’implementazione delle risorse, può essere propedeutica anche per il progetto legato ai pony games, per fare in modo che vengano veicolati gli insegnamenti base necessari a far scoprire e apprezzare la disciplina, creando un virtuoso circuito formativo a livello agonistico. Ci sono diversi Comitati Regionali che si stanno impegnando per portare avanti questo discorso. Il CONI ha certamente tra le priorità quella di radicare una cultura dello sport all’interno dell’universo scolastico”.

Marco Di Paola – FISE “Diffondere lo sport tra i giovanissimi e implementarne la base sarebbe fondamentale. Progetti per portare lo sport equestre nelle scuole sono già in corso da parte di diversi Comitati regionali, ma offrire un’alternativa allo sport agonistico potrebbe essere un’ottima occasione. Infatti, personalmente ritengo che i pony siano un valido punto di contatto. Non è un caso che il nostro Consiglio abbia costituito un nuovo dipartimento denominato Club che riguarda proprio questo campo. Del resto siamo consapevoli che se i pony games raggiungessero i numeri della Francia anche la Fise avrebbe notevoli benefici finanziari.

La trasparenza è un dovere inderogabile del prossimo quadriennio… Per le Federazioni i principi sono gli stessi.

7. Chiarezza assoluta sui bilanci

La FISE è una Federazione con un bilancio di 14,5 milioni dei quali il 71% arrivano dall’autofinanziamento degli associati e della attività sportiva. I bilanci 2009-2010- 2011 della FISE non sono stati approvati dal CONI. Come si può spiegare il fatto che il CONI abbia consentito ben tre anni consecutivi della stessa gestione senza che i bilanci potessero essere approvati? Come si può approvare un bilancio di previsione del 2013 senza avere una chiusura non solo del bilancio 2012, ma nemmeno dei tre anni precedenti?

Giovanni Malagò – CONI “Il concetto di trasparenza che intendo affermare non prevede omissioni. Di alcun tipo. Non è certamente un problema quindi confermare che non sono stati approvati gli ultimi tre bilanci della FISE ed è una situazione che non deve più verificarsi: è stata costituita una commissione congiunta CONIFISE per fare luce sulla problematica e fornire i risultati dell’approfondimento. Quel che conta è immaginare un futuro all’insegna di precise regole etiche, ancor prima che formali. La FISE ha grandi potenzialità: facendo squadra, puntando sulla chiarezza, su una gestione ineccepibile e sull’ottimizzazione delle attività, può raggiungere risultati lusinghieri. Si parte da una base importante, che garantisce grandi prospettive, grazie all’entusiasmo e alla capacità del rinnovato apparato federale”.

Marco Di Paola – FISE “E’ inammissibile che i nostri bilanci non siano stati approvati nei precedenti tre anni e che nessuno abbia sollevato contestazioni. Ritengo ancor più grave che la nostra controllata Equestrian Service Srl non abbia proprio presentato il bilancio. Non è un caso che abbiamo deliberato di liquidarla. Prendendo a prestito una frase del presidente Malagò dobbiamo girare pagina, arrotolarci le maniche e lavorare. La commissione mista CONI/FISE ci fornirà a breve i risultati. Una volta concordata la soluzione saremo con i nostri tesserati TRASPARENTI, chiari negli obbiettivi e nel percorso da compiere. Probabilmente saremo costretti a fare qualche rinuncia negli investimenti e chiedere qualche sacrificio, e per questo avremo bisogno della solidarietà dei nostri Comitati regionali per infondere fiducia e raggiungere l’obbiettivo.

8. Il confronto con il fisico

Le Olimpiadi non si vincono senza grandi cavalli. I grandi cavalli sono come le vetture di formula 1. Costano una fortuna. Perché gli sport olimpici non muoiano è necessario lavorare a livello politico perché le autorità fiscali non considerino i proprietari di cavalli e i cavalieri come evasori terminali. Il clima di terrore seminato da Guardia di Finanza nel mondo dei concorsi ippici rischia di far fuggire gli addetti. Pensa il CONI di poter e dover fare qualcosa per sensibilizzare politica e autorità fiscali su questo delicatissimo argomento? Oggi è considerato un elemento aggravante la semplice iscrizione a un circolo sportivo, sia esso di equitazione che di golf o di tennis. E’ previsto un coordinamento con le federazioni più coinvolte?

Giovanni Malagò – CONI “In assoluto ritengo che i soldi spesi per lo sport non debbano essere considerati indice di benessere, ci vorrebbe uno sgravio fiscale per le famiglie ad esempio, meno burocrazia per incoraggiare l’attività associativa: la base, i praticanti, i volontari, sono un patrimonio da difendere. E rappresentano l’architrave del sistema sport e del movimento di vertice. Per quanto riguarda la specificità e le problematiche del mondo equestre ci sono certamente degli approfondimenti da valutare con gli organi preposti: so che la Federazione ha opportunamente costituito una Commissione per lavorare su queste tematiche e per stabilire un contatto con l’Agenzia delle Entrate. Il CONI è vigile, pronto a dialogare con ogni soggetto istituzionale per creare le condizioni opportune affinché non venga penalizzato chi cerchi di praticare e diffondere la pratica sportiva in modo corretto sotto ogni profilo”.

Marco Di Paola – FISE Questo argomento mi coinvolge direttamente per il mio ruolo di consigliere in quota degli atleti proprietari. Purtroppo il nostro mondo non gode di un buon apprezzamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si è radicato il convincimento, sbagliato, che il nostro sia uno sport solo da ricchi. Invece ci sono tanti circoli e operatori che lavorano duramente con modeste soddisfazioni economiche o tanti appassionati che fanno grandi sforzi per mantenere un cavallo. E’ necessario intervenire presso l’Agenzia delle Entrate per concordare modalità di comportamento e di verifica condivise al fine di dare indicazioni chiare ai nostri circoli affiliati e ai tesserati. In FISE abbiamo costituito una commissione che sta operando ma è necessario il supporto del CONI che certamente aumenterebbe il potere di penetrazione. Molti problemi sono condivisi dai tesserati di altre federazioni come ad esempio la qualificazione di prestazione commerciale di alcuni servizi prestati dai circoli affiliati (nel nostro caso il mantenimento dei cavali) fino a una normativa che disciplini in il professionismo inteso non solo come sport di vertice, ma anche come la miriade di operatori che lavorano per lo sport.


Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato sul numero di Maggio 2013 di “Cavalli e Cavalieri”.


 

Presidenza F.I.S.E.: ora i candidati sono due.

Articolo pubblicato sul numero di Agosto 2014 di "Cavalli e Cavalieri".
Articolo pubblicato sul numero di Agosto 2014 di “Cavalli e Cavalieri“.

Abbiamo scritto che per candidarsi alla presidenza FISE ci vuole davvero un gran coraggio. La situazione è disastrosa non solo da un punto di vista finanziario ma anche perché l’ambiente appare dilaniato da anni in cui la federazione è stata dominata da logiche di potere e di clientele. Cosa l’ha spinto ad avanzare la sua candidatura?

Innanzitutto la passione per questo sport. Ho 46 anni e monto a cavallo da quando ne avevo 7. L’unica parentesi durante la quale ho “appeso gli stivali al chiodo” è stata fra il 1994 e il 2002 perché ho scelto di concentrarmi sulla creazione della mia professione. Oggi quella scelta mi consente di poter fare entrambe le cose senza avere interessi economici nell’equitazione e potendo derivare dall’esperienza del mondo del lavoro tante informazioni e relazioni utilissime anche per il mondo sportivo. La passione mi ha spinto a creare una scuderia dove, con alcuni amiappassionati, ci dedichiamo ai cavalli giovani e siamo anche riusciti a mettere i nostri cavalli a disposizione della prima squadra di salto ostacoli. Confesso, una bella soddisfazione.

Arrivo così al secondo motivo che mi ha spinto a candidarmi: serve un ricambio generazionale non solo in senso anagrafico

ma anche dal punto di vista dell’approccio e della capacità di proiezione nel futuro. Sicuramente è vero che il tempo oggi è un bene prezioso ma bisogna anche avere il coraggio di spendersi per ciò in cui si crede non restando a lamentarsi da bordo campo. Considero il Presidente federale un primus inter pares in un Consiglio di persone disposte a ragionare nello stesso modo: si offrono le proprie competenze e professionalità per una Federazione che deve poter guardare al futuro a testa alta. Nella squadra ci sarà posto solo per persone consapevoli che siamo chiamati a dare un servizio, non a gestire potere.

E un altro motivo per cui micandido l’ho capito da pochianni. Sono un orgoglioso papàdi 4 bambini, 3 dei quali muovono già i primi passi nel mondo equestre. Come ippogenitore vorrei una Federazione capace di trasferire valori etici, di equità, di meritocrazia, insomma quelli che secondo me sono i veri valori dello sport anche se sembreremmo averlo dimenticato. Da lì dobbiamo ripartire.

L’equitazione italiana sta vivendo un momento di grave crisi a tutti i livelli. I primi a farne le spese sono i centri ippici che fanno sempre più fatica non solo a far quadrare i conti ma anche a star dietro alle normative di ogni genere che rendono la gestione di un centro sempre più complessa e costosa. Cosa pensa che la FISE potrà fare per aiutare i centri a venir fuori da questa fase molto difficile?

Faccio l’imprenditore in Italia, conosco e convivo con la crisi che ci attanaglia. Sono tempi duri per tutti, non ci dobbiamo vergognare se fatichiamo ad arrivare a fine mese e non troviamo ricette magiche.

Mi scuso fin da ora con i puristi e gli idealisti dello sport, ma – solo per rispondere a questa domanda – provo ad immaginare la Federazione come un’azienda che venda in maniera monopolistica un prodotto chiamato sport equestre, dove il risultato olimpico è un mezzo necessario per aumentare la visibilità del nostro prodotto. I circoli ippici, e con essi gli istruttori, sono l’anello produttivo della nostra filiera, sono quelli che quotidianamente investono, rischiano e faticano per l’equitazione e dunque direttamente o indirettamente per la FISE. E’ evidente che la Federazione deve cambiare atteggiamento.

Il nostro compito non sarà quello di imporre in maniera autoritaria regole o tasse, ma quello di concertare le soluzioni con tutti i cosiddetti “stakeholders” cioè con tutti coloro che, a vario titolo, sono portatori di interessi, tutti coloro che possono agevolare o ostacolare il processo. Anche verso i centri ippici la Federazione, sia a livello centrale sia territoriale, deve essere un centro servizi di supporto, formazione e informazione. La Federazione dovrà fornire assistenza legale per affermare e difendere i principi che tutelano la filiera, e al tempo stesso dovrà svolgere un’attività di formazione e informazione per i propri affiliati al fine di consentirgli di operare sempre nel rispetto della legalità. Sarà parallelamente necessario innescare un dialogo proficuo con Autorità e Istituzioni quali l’Agenzia delle Entrate e il Ministero dei Trasporti per concordare interpretazioni chiare ed univoche delle molteplici leggi che ci governano.

Nei centri ippici il ruolo dell’istruttore è fondamentale. Cosa pensa si debba fare per aiutare gli istruttori a svolgere il loro compito in un ambiente che sappia proteggerli e qualificarli al meglio?

Non c’è dubbio che il ruolo dell’istruttore sia fondamentale. Lo è sia al livello amatoriale sia a quello agonistico, olimpico o meno. Lo sport insegna valori sani e fornisce modelli di vita puliti. In questo senso la Federazione ha il dovere di dettare il livello di riferimento ed essere esempio di etica ed è giusto che questo sia fatto anche dagli istruttori. Ma questo dell’etica è un argomento che rischia di diventare fuorviante. Sono convinto dell’importanza di un’adeguata formazione rivolta agli istruttori. La formazione a cui penso ha certamente a che fare con la parte sportiva di aggiornamento costante ma anche con questioni legate alla loro tutela assicurativa e alla loro capacità di valutare il proprio rischio professionale e, non ultimo, la loro tutela legale. Circa la formazione devo evidenziare che la Federazione utilizza modelli adottati e condivisi con il CONI, per questo è mia intenzione proseguire nel dialogo con l’obiettivo di implementare l’e-learning al fine di limitare i costi degli aggiornamenti. Questo dialogo con il CONI ha anche un altro obiettivo parecchio ambizioso: arrivare ad aprire una posizione previdenziale per gli istruttori. Si tratta di un argomento molto complesso perché necessita del coinvolgimento di tutti i tecnici sportivi ma, con il supporto del CONI e dei tecnici coinvolti, sarà possibile aumentare il nostro potere contrattuale e ottenere il miglior trattamento possibile.

Da un paio di anni a questa parte si sente parlare di “trasparenza”. La invocano tutti e lo stesso presidente del CONI Malagò l’ha definita un elemento essenziale nella gestione dello sport. Purtroppo la trasparenza è ancora la grande assente in FISE. Come pensa in concreto di risolvere questo problema e fare in modo che i tesserati e gli associati possano esercitare il sacrosanto diritto a sapere come vanno le cose nella federazione che loro stessi finanziano?

Ci aspettiamo esempi concreti e non genericiproclami. La trasparenza è essenziale, ha ragione Malagò. Per ottenerla alcuni passaggi sono necessari ma, a ben vedere, la maggior parte di essi è già prevista dal nostro statuto e da leggi dello Stato.

Mi riferisco ad esempio alla pubblicazione dei bilanci, dei compensi e delle sentenze della giustizia federale. A questo bisognerà aggiungere le regole del buon senso che inevitabilmente conducono a effettuare gare per acquisti e forniture rilevanti, comunicarne le aggiudicazioni, applicare il principio dei tre preventivi prima di deliberare qualsiasi affidamento, e poi effettuare e pubblicare una verifica semestrale del bilancio preventivo, pubblicare i resoconti contabili di eventuali manifestazioni federali e, infine, fornire un dettaglio “leggibile” dei bilanci previsionali e di esercizio. Eccoci dunque nuovamente all’idea della necessità di “amministrare” nell’interesse comune per raggiungere gli obiettivi condivisi e non invece gestire autonomamente il potere. La Federazione ha già un sito internet che potrebbe diventare lo strumento principe per informare tutti coloro che lo desiderano, dobbiamo semplicemente usarlo nel modo corretto e secondo coscienza.

La FISE degli ultimi quadrienni è sempre stata caratterizzata da una gestione di vertice con il presidente e il segretario che di fatto facevano il bello e il cattivo tempo lasciando al Consiglio e anche alla Consulta delle Regioni davvero poco spazio per partecipare attivamente sia nella fase decisionale che in quella della gestione e del controllo. I danni di questo sistema sono sotto gli occhi di tutti. Quale è lo schema organizzativo che vorrebbe mettere in pratica?

Nel mio breve mandato da Consigliere mi sembrava di partecipare ad una bella crociera su navi enormi, ogni tanto apri l’oblò e sei in un porto nuovo. Lo stesso in Consiglio. Venivo convocato una volta al mese e trovavo una o più riforme di disciplina da approvare, senza nessun dibattito o scambio di idee. In un solo Consiglio ne abbiamo fatte cinque! Ritengo invece che il Consiglio debba essere luogo di dialogo e confronto sempre e che i consiglieri necessitino di avere deleghe e responsabilità

precise. Sto cercando di individuare appassionati che siano in grado di mettere a disposizione la professionalità e le competenze necessarie alla gestione federale. Immagino due vice presidenti operativi, uno con delega allo sport e uno con delega alla gestione. Il Vice presidente con delega allo sport ha come riporto i tre Consiglieri di categoria che a loro volta hanno come riferimento il direttore sportivo. L’altro vice presidente ha in linea 6 consiglieri ciascuno con delega precisa: all’amministrazione, alla finanza, al marketing, ai rapporti istituzionali, ai rapporti interni, al centro studi, e sotto tutti hanno il Segretario generale. I profili che immagino sono quelli di appassionati, dotati di professionalità e che dimostrino con la loro storia un effettivo ricambio generazionale. Non cerco “yes men” o “persone fidate”. Ritengo, infine, che gli impegni di spesa debbano prevedere la doppia firma del Presidente e di almeno uno dei Vice presidenti.

Il nostro sport non ha un’offerta capace di attrarre i giovanissimi delle scuole elementari e medie. Vincere la concorrenza di nuoto, tennis, pallacanestro è oggi praticamente impossibile per la mancanza di una seria organizzazione nel settore dei pony games. Cosapensa di fare perché questo settore abbia finalmente una importanza strategica nella equitazione italiana?

Mai domanda più gradita. Quando ci concentriamo sullo sport di vertice senza curare la base è come se guardassimo una piramide con la punta in giù. A fine giugno invece di andare a cercare visibilità allo CSIO junior di Arezzo, sono andato al Campionato italiano Club. E’ bellissimo vedere l’entusiasmo che anima i giovani e le famiglie, ma è incredibile il legame che si crea tra pony e bambini. E’ evidente che il pony ha una capacità attrattiva enorme. Su questo possiamo costruire una linea di marketing e promozione capace di conquistare l’interesse sportivo dei più piccoli e delle loro famiglie.

Purtroppo nell’occasione del Campionato italiano Club ho notato l’assoluta assenza di rappresentanti FISE e un numero limitato di partecipanti. E’ mia intenzione investire molte energie per l’ampliamento della base istituendo un dipartimento dedicato alla promozione e sviluppo. Sul tema mi risulta che la Federazione negli anni passati aveva lavorato molto e credo che vada capitalizzato quell’investimento. I costi dell’attività pony games sono concorrenziali con qualsiasi altro sport. Del resto, quello che ha fatto questo settore in Francia è un successo sotto gli occhi di tutti, i numeri parlano da soli. In Francia i bambini iscritti alla sezione pony games sono più di cinquecentomila. Oramai la concorrenza con gli altri sport si affronta già tra i più giovani e un esempio lo troviamo nella pallacanestro con il minibasket. Noi dobbiamo essere più competitivi e il nostro amico pony ci aiuterà. Mi sembra inutile parlare di vertice se la base è stretta!

Come vede il rapporto tra la FISE e gli enti di promozione sportiva tipo SEF Italia?

In maniera diametralmente opposta alla politica federale degli ultimi anni: gli enti di promozione sono realtà importanti, riconosciute dal CONI, svolgono un compito utile sul territorio e con essi si possono creare delle ottime sinergie. La loro attività ludica offre agli appassionati di base costi più competitivi dei nostri. A mio giudizio non possiamo e non dobbiamo andare in concorrenza, ma dobbiamo consentire agli enti di promozione di svolgere la loro missione associativa, rispettando le regole, e cercare di fare in modo che avviino il maggior numero di persone all’attività agonistica. Dobbiamo quindi lavorare in sinergia con loro e non contro, come purtroppo è stato spesso fatto in passato.


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Marco Di Paola si candida alle prossime elezioni F.I.S.E.

Articolo pubblicato sulla rivista “Cavalli e Campioni

Marco Di Paola con una lettera indirizzata ai circoli ippici e ai comitati regionali ha annunciato la propria intenzione di candidarsi alla Presidenza FISE. Nato a Roma nel 1968, imprenditore, padre di 4 figli e grande appassionato di cavalli dall’età di 7 anni, indica i suoi obiettivi generali: riportare etica e competenza all’interno della federazione, ampliare la base, assistere e supportare i centri ippici e riformare la didattica.

Il modello di gestione della Federazione ha per Marco Di Paola un valore enorme: “è da li che si deve ripartire, contenere la spesa ed eliminare gli sprechi è il punto di partenza per rimettere etica e sport al centro del nostro mondo”. Di Paola considera centrale il ruolo del Consiglio e, per questo, la squadra verrà formata solo da persone che possano apportare competenze specifiche funzionali alla ripresa della Federazione e che “comprendano di essere chiamati a dare un servizio e non certo a gestire un potere”. Con la stessa logica l’imprenditore romani ritiene indispensabile ottimizzare le risorse interne, attivare l’area marketing e foundraising, implementare la comunicazione sempre nell’ottica dell’etica e della trasparenza. Uno degli obiettivi distintivi della candidatura di Di Paola è la riforma della didattica le cui implicazioni e ricadute coinvolgono vari livelli del mondo equestre apportando innovazione, economie e qualità.

Di Paola si sofferma a sottolineare l’importante ruolo dei comitati regionali “impareggiabili conoscitori del territorio e della gente che rappresentano” immaginando un loro ruolo sempre più attivo nel rappresentare le istanze che provengono dai territori e rivalutando la Consulta come “importante strumento di ulteriore raccordo, in modo che la politica federale possa sempre rappresentare le esigenze della base”. La candidatura di Di Paola si aggiunge a quella di Vittorio Orlandi in attesa che il Commissario indica le prossime elezioni che, come annunciato, probabilmente non avverranno prima della fine del 2014.



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